Una Startup nasce spesso dalla combinazione di un sogno con una grande idea. Tuttavia per creare un’impresa di successo e sopravvivere nel mercato di oggi è necessario molto più di questo.
Uno dei problemi principali, infatti, è trovare i giusti finanziamenti che le permettano di nascere, crescere e raggiungere gli obiettivi prefissati.
Le caratteristiche di una startup sono:
– la temporaneità: la startup è una fase transitoria, l’ambizione è diventare una grande impresa;
– la sperimentazione: la startup è alla ricerca di un modello di business. Anche se in partenza non sa esattamente se quello che sta facendo avrà successo, deve fare molti tentativi per scoprirlo. Infine dovrà trovare la formula giusta per essere profittevole facendo innovazione.
Il modello di business oggetto della sua “search” deve essere scalabile. Deve quindi operare in un mercato molto ampio, con possibilità di crescita e ripetibile nei suoi processi (di vendita, distribuzione ecc).
La startup quindi comincia a spendere molti soldi senza guadagnarne, per un periodo in perdita. Per questo motivo è un’impresa obbligata a trovare fonti di finanziamento, anche alternative, che le permettano di andare avanti nella ricerca del modello di business e di crescere velocemente una volta che lo ha trovato.
– la crescita: altro elemento fondamentale che contraddistingue la startup: lo scaleup, però, ha bisogno di capitali.
Quali sono i migliori finanziamenti per una startup?
La prima grande distinzione da fare è quella tra finanziamenti in equity e finanziamenti a debito. La prima è il famoso venture capital, ma anche l’angel investing e l’equity crowdfunding, che permette di ottenere capitali cedendo quote della società. La seconda invece consiste in prestiti da restituire.
Tra le modalità con cui una startup può essere finanziata il venture capital fa la parte del leone. Questa è la forma tipica di fundraising per le imprese innovative e ad alto potenziale di crescita. Ma ciò non esclude che la startup possa accedere ad altri finanziamenti, per esempio i bandi pubblici, che a volte offrono anche importanti somme a fondo perduto.
I principali finanziamenti per la startup sono:
– self-funding (fondi personali);
– bootstrapping: il termine USA si riferisce alla capacità della startup di autofinanziarsi grazie ai clienti paganti;
– 3F (friend, family & fool): è abbastanza chiaro chi siano e perché investano in una startup le prime due categorie, i fool sono persone che “si innamorano del progetto” e danno credito alla startup per ragioni del tutto personali;
– premi, grant e sovvenzioni pubbliche: sono una categoria che può presentare diversi vantaggi a seconda delle fasi in cui si trova la startup, spesso sono capitali a fondo perduto in tutto o in parte.
Nel caso dei premi permettono di ottenere anche una certa visibilità e validazione dell’idea. Nel caso di grant e sovvenzioni pubbliche possono presentare una certa complessità non adatta alla società nelle sue prime fasi (come i bandi europei). In tutti i casi, non bisogna prendere sottogamba il rapporto costo-benefici;
– incubatori e acceleratori d’impresa: il loro apporto spesso non è cash, ma ha un suo valore economico in quanto consiste in servizi (spazi, connessione, assistenza ammistrativa ecc), mentoring, formazione, network a fronte di una cessione di quote della società. A volte l’affiancamento dell’incubatore prevede anche una piccola parte di finanziamento in capitale;
– business angel: individui benestanti che investono soldi propri, per senso di filantropia o passione per l’impresa innovativa e decidono di supportare la startup acquisendone delle quote. Il business angel inoltre mette a disposizione della società mentoring, network, competenze manageriali;
– crowdfunding: il crowdfunding può essere donation, reward e equity crowdfunding. Si tratta sempre di una forma di finanziamento abilitata da piattaforme tecnologiche che consentono il coinvolgimento delle ‘folle’ nella ricerca dei capitali. Solitamente le startup utilizzano le forme reward (soprattutto quelle che producono beni materiali, cioè prodotti consumer) ed equity;
– venture capital (VC): i fondi di venture capital sono generalmente utili nelle fasi di crescita della società. Un fondo di VC gestisce soldi altrui, per cui deve anche rispondere ai suoi stessi investitori di come li ha impiegati;
– corporate venture capital (CVC) : è un venture capital che gestisce fondi proveniente da una grande azienda che ha raggiunto la sua fase di maturità e utilizza questo strumento per portare innovazione nella propria società e trovare nuovi modelli di business;
– banche: le banche sono note come istituzioni finanziare poco propense al rischio e quindi poco adatte a finanziare una startup. Eppure in Italia i prestiti bancari per le startup sono piuttosto frequenti da quando nel 2013 sono stati garantiti (fino all’80%) dallo Stato attraverso il Fondo di Garanzia del Mise. Secondo il più recente rapporto del MISE (dati aggiornati al 30 settembre 2018), sono 2.317 le startup innovative che hanno ricevuto un prestito coperto dalla garanzia pubblica del Fondo di Garanzia per le PMI, per un ammontare complessivo di circa 819 milioni di euro; 739 startup hanno ricevuto più di un prestito; solo 172 le operazioni per cui è stata effettivamente attivata la garanzia del Fondo – cioè per cui le startup non hanno restituito il prestito.
Quando attivarsi per finanziare la tua startup
Per la raccolta di finanziamenti esiste anche una giusta tempistica, non ci si deve affidare al caso: è legato infatti al ciclo di vita della startup, poiché i bisogni finanziari cambiano e, di conseguenza, i canali di finanziamento ai quali è possibile attingere.
È utile avere prima di tutto presente lo startup lifecycle, quali siano le sue fasi e, in relazione ad ognuna di esse, quali siano le fonti di finanziamento più indicate.
Le fasi che interessano la startup propriamente detta sono le prime 5 e corrispondono a determinati stati di avanzamento della società: la prima fase è quella dell’idea, cui fa immediatamente seguito dalla fase discovery, validation, efficiency, scale. In ognuna di queste fasi ci saranno differenti esigenze economiche e differenti fonti di finanziamento alle quali attingere, che è bene tenere presenti per rendere davvero efficace la propria strategia di fundraising.
Un consiglio da tenere sempre in mente è quello di non cercare di raccogliere denaro quando non sei ancora in grado di farlo. Se provi a raccogliere fondi prima di essere in grado di convincere gli investitori, non solo sprecherai il tuo tempo, ma brucerai la tua reputazione.
Capire quando si è “pronti” è la parte più difficile. Non sei mai realmente pronto: c’è sempre un’altra pietra miliare che aumenterà la tua valutazione, non c’è mai abbastanza tempo per prepararti.
Nel migliore dei casi, comincia a raccogliere capitali quando soddisferai questi tre criteri:
1- Hai una liquidità sufficiente per garantire flessibilità nel processo di raccolta fondi in modo da non essere mai con le spalle al muro;
2- Hai raggiunto le pietre miliari necessarie per ottenere la valutazione che pensi di meritare;
3- Sei preparato a fornire un pitch mozzafiato: segui la regola del 10/20/30
Una presentazione dovrebbe avere 10 diapositive della durata massima di 20 minuti con un font da 30 punti (pt). I punti chiave da trattare dovranno essere: il team, i dati finanziari, come userai i soldi che riceverai, la tua proiezione di crescita per il futuro, la sua exit e aver il tempo per poter fare domande.
La cosa più importante su cui concentrarsi è trovare investitori che siano adatti alla fase dell’azienda: per esempio, un’azienda in fase iniziale dovrebbe concentrarsi sugli investitori in fase iniziale. E se la startup è ancora in modalità “company building mode”, allora concentrati sugli investitori che sono costruttori d’impresa.
Hai mai utilizzato una di queste forme di finanziamento per la tua startup? Scrivilo nei commenti!